MIGRAMED. SALVARE VITE, TRASFORMARE LE COMUNITÀ

Quattro giorni a Salerno. Advocacy, accordo CEI-Governo, corridoi umanitari
Si sono conclusi a Salerno, nella cornice del Museo diocesano, dal 23 al 26 giugno, i lavori di Migramed 2025. Una partecipazione viva, oltre le aspettative. Presenti 55 Caritas diocesane e Caritas Italiana con 117 operatrici e operatori. Relatori di livello nazionale e internazionale, temi di grande attualità, lo sguardo rivolto al fenomeno della mobilità umana nel mondo della “terza guerra mondiale a pezzi”.
Hanno aperto l’evento il prof. Roberto Mancini (Università di Macerata) e Alessandra Morelli (ex funzionaria ONU) con una riflessione sul valore della pace in un tempo segnato da narcisismi distruttivi che ridisegnano gli assetti globali. Il recupero della dimensione dell’umano diventa presupposto imprescindibile per riprendere a costruire percorsi di pace.
In un quadro internazionale caratterizzato da conflitti diffusi, le migrazioni sono lo specchio di un presente che non lascia spazio agli ultimi. È quanto emerso dalle relazioni di Cecilia Nicoletti (Caritas Internationalis) e confermato dalle testimonianze dagli operatori di Caritas Italiana che operano in Turchia, Siria e a Cipro.
Come rispondere alle “crisi migratorie” e alla mancanza di vie legali per mettere in sicurezza i rifugiati? I corridoi umanitari, lavorativi e universitari sono oggi una delle poche risposte che la società civile, insieme ad alcuni governi, stanno implementando in varie parti del mondo. La Chiesa italiana continua ad essere protagonista di queste attività, alle quali è stata dedicata un’intera giornata del Migramed, con contributi da parte delle Chiese evangeliche, di UNHCR, di Pathways International, di alcune Caritas diocesane impegnate nell’accoglienza e di aziende che hanno deciso di mettersi in gioco assumendo rifugiati giunti in Italia attraverso i corridoi lavorativi di Caritas Italiana, arricchendo in questo modo l’ambiente lavorativo e il benessere dei lavoratori.
Per diffondere il valore di questo impegno, Caritas Italiana, nel corso dell’evento di Salerno, ha presentato il volume “L’altra strada”, che racconta come le comunità hanno accolto persone giunte in Italia attraverso i Corridoi.
Lungo le vie percorse dai migranti si assiste a fenomeni diffusi di tratta e di sfruttamento lavorativo. Un tema che negli ultimi anni è uscito dalle agende dei governi, ma il cui effetto sulle vite delle vittime è devastante. Di questo si è parlato nell’ultima giornata di Migramed (col procuratore David Mancini, Stefania Congia, Ministero del lavoro, Elena Fanciulli, Caritas Internationalis).
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Nel suo intervento programmatico – di cui si allega la versione completa – don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, ha sviluppato tre piste. In primo luogo, quella dell’advocacy che non è solo denuncia ma soprattutto creazione di reti. “L’advocacy non è una rivendicazione astratta, bensì una «promozione integrale della persona» che spesso comporta lavorare insieme ai servizi pubblici, tessere collaborazioni sul territorio e sostenere decisioni che tutelino i più deboli”. Ne è esempio, secondo punto, il Protocollo Quadro siglato tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Ministero dell’Interno lo scorso 11 giugno per “promuovere l’accoglienza e l’inclusione di richiedenti asilo, rifugiati e migranti vulnerabili”. Si tratta di un Protocollo d’intesa che mira a valorizzare le migrazioni legali e a rendere il sistema di accoglienza più efficace e coordinato. “Questo accordo”, ha detto don Pagniello, “riconosce il ruolo fondamentale che la Chiesa, attraverso Caritas e altre realtà ecclesiali, già svolge sui territori nell’accogliere e integrare i migranti”. Esso “incoraggia la sperimentazione di nuovi processi di accoglienza e integrazione. Ciò significa che nelle diocesi e sui territori si potranno avviare progetti pilota, nuove modalità di presa in carico dei migranti, eventualmente più flessibili e mirate rispetto al sistema ordinario”.
Infine, i corridoi umanitari che “salvano vite, ma trasformano anche le comunità che vi partecipano. Caritas ci crede fermamente: costruire ponti è possibile, anzi doveroso. Proteggere chi è vulnerabile è segno di civiltà. Promuovere una cultura dell’incontro arricchisce tutti. Integrare è investire nel futuro di pace. Facciamolo insieme, con la profondità del pensiero e la concretezza dell’azione, sapendo che la pace e la fratellanza iniziano dalle nostre scelte quotidiane”.
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Caritas Italiana ringrazia i/le volontari/e e gli/le operatori/trici della Caritas diocesana di Salerno-Campagna-Acerno per l’accoglienza, la Delegazione Caritas della Campania e Caritas Internationalis per la collaborazione.