Maggio 4, 2024

Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati

Commento al Vangelo di Matteo 10, 26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «26 Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27 Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29 Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30 Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31 Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! 32 Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.»

Questo passo del Vangelo di Matteo, molto forte e incisivo, invita i discepoli a intraprendere il cammino di evangelizzazione senza timori e tentennamenti, anche perché adesso è arrivato il momento di rendere noto al mondo intero, arrivando fino ai confini della Terra, il messaggio di pace e amore di cui il Maestro si è fatto portavoce, soprattutto con le parole e con le opere, attestando la veridicità del suo mandato divino.

Analizzando bene il passo proposto, sembrerebbe quasi che il messaggio di Gesù sia stato trasmesso di nascosto ad un popolo di nicchia (v.27), però questa percezione è assolutamente infondata, perché il significato del testo trova invece piena esemplificazione nella portata cosmica del messaggio evangelico. Spieghiamo meglio quanto appena asserito. Il messaggio di Gesù è inizialmente riferito ad una cerca di persone molto ristretta, si tratta di un nuovo orientamento di fede, diverso dall’ebraismo, continuatore sicuramente di questo ma anche e soprattutto di completamento e compimento, pertanto sarebbe stato impossibile annunciare la “bella novella” ovunque durante un periodo di predicazione così breve.

Alla luce di queste considerazioni è facile comprendere il versetto successivo che prefigura l’attività di evangelizzazione sicuramente non esente da rischi fisici, ma comunque impotente nel far perire l’anima, attenzionando invece il discepolo, ammonendolo, ad avere massima cura e attenzione verso Colui che ha invece padronanza sull’anima e sul corpo.

È adesso facile comprendere nei versetti successivi, andando fino alla fine del testo, la grande considerazione che Gesù ha dei suoi discepoli facendo un parallelismo che a nostro avviso rende pienamente evidente il grande amore che Gesù nutre verso di loro (v.28 e ss.:): se nessun passero andrà perduto e Dio tiene conto e considerazione di ognuno di loro, ancor più avrà cura di noi, infatti attraverso un artificio retorico, indica la conta esatta dei capelli di ogni discepolo, evidenziando questo sovrabbondare di amore che diventa infinito quando l’uomo entra nella relazione sostituendosi all’animale, che per quanto importante e da salvaguardare non può assolutamente entrare in competizione con l’uomo che si pone, in tal caso, sullo stesso piano di Dio. Contare i capelli, significa avere una considerazione infinita dell’uomo, che è appunto impronta della sostanza di Dio.

In chiusura, la grande attenzione divina pretende di essere contraccambiata, pena un giudizio davanti al tribunale divino, equo ed esente da sconti.

Ci appare doveroso citare la lettera di Giacomo (2, 13): «Il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio».

Questo passo è emblematico ed evidenzia la necessità di essere misericordiosi ai fini di ottenere misericordia, e se da un lato Dio amministrando la nostra vita renderà conto a ciascuno secondo il suo operato, dall’altro il giudizio che Dio darà sarà sì, la risultante delle nostre opere, ma soprattutto un giudizio di amore e misericordia, che avrà indubbiamente la meglio sul giudizio operato secondo la metrica umana.

Questo messaggio non deve illuderci portandoci ad essere inoperosi ed inerti, tanto alla fine Dio, se noi saremo abili a riconoscerlo, perdonerà tutte le nostre mancanze, ma ci invita invece ad essere attenti e vigili, lavorando incessantemente, annunciando la Verità, senza timore umano ma soprattutto facendoci portatori di un messaggio autentico che si origina dal nostro cuore e non desidera altro che essere annunciato.

Quindi avanti tutta, senza remore e senza paure.

Diacono Daniele Raimondo