Maggio 4, 2024

Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà

Commento al Vangelo di Matteo 10,37 – 42 del 2 luglio 2023 (XIII Domenica del T.O. – Anno A):

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa»”.

Anche nella lettura del Vangelo di oggi – ultima parte del discorso missionario ai discepoli – Gesù non smette di mettere le nostre coscienze in crisi. Come Dio nell’Antico Testamento, Gesù oggi ci domanda un’adesione totale alla sua persona; vuole essere amato molto di più che i familiari; vuole essere preferito ai vincoli umani più sacri, come quello verso un padre o una madre o, verso un figlio o una figlia. Ma Gesù è troppo esigente? Non lo è più di quanto lo immaginiamo se provassimo a capire per un istante Lui cosa intende per “amore”: “…chi mi ama obbedisce ai miei precetti…” e a questo dovrebbero seguire poi le “OPERE”. Questa è la vera sintesi di cosa Gesù intende per “amore”. Gesù continua poi dicendo che chi non prende la propria croce e non lo segue non sarà degno di Lui. In certi momenti delle nostre giornate, della nostra vita, bisogna anche necessariamente fermarsi e domandarsi come cristiani: “sui passi di chi stò camminando? di un uomo crocifisso che ha detto di essere Dio?”. Allora è quando toccherà anche a noi da vicino il momento della prova, che dovremo allora dare testimonianza, cioè essere pronti e capaci di seguire Cristo-Dio sul cammino del Calvario, e ciò non dovrà apparirci come una cosa sconcertante se solo immaginiamo che proprio sulla Croce che Gesù ci ha dimostrato quanto ci ha amato e continua ad amarci. La croce per noi deve essere “la scelta” di continuare ad amare, anche quando ciò appare praticamente difficile. Poi il brano evangelico continua a sorprenderci col dirci “…chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà e chi avrà perduto la propria vita per causa mia la troverà…”; questo è il paradosso del Vangelo: l’ultimo sarà il primo, chi perde vince, chi tutto dà tutto conserva, chi muore vive; in definitiva: oggi guadagna la vita chi ha il coraggio di perderla per Cristo e per i fratelli. E poi, segue la sorpresa dell’annuncio di Gesù: “…chi accoglie voi accoglie me…”; Gesù sta parlando di quelle persone che accolgono e prendono quotidianamente la croce su di loro. Ebbene, coloro che portano la croce non sono, come si credeva una volta, dei maledetti da Dio, ma la manifestazione visibile in loro di Dio stesso. Ecco perché, Gesù dice, “…chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato…”. Quindi accogliere la croce, essere considerati dei maledetti da Dio, dei rifiutati della società, in realtà mostra la presenza stessa di Dio in noi. Infine Gesù, con un linguaggio dell’epoca dice che “…chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta…” e così via; dare anche solo un pò d’acqua a un fratello significa “accogliere” l’altro; in proposito vengono alla mente le scene di salvataggio in mare che quotidianamente i media ci testimoniano di profughi che scappano da zone di guerra o altro; ed ecco la sorpresa finale di Gesù: “…chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli…”, a questi invisibili, agli emarginati, ai rifiutati dalla società, “…in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa…”. Chi accoglie un discepolo, non avrà la ricompensa del discepolo, ma la presenza stessa in lui di Gesù e anche del Padre. Il messaggio di questo brano del Vangelo è molto, molto chiaro: nessun legame; Gesù oggi più che mai ha bisogno di persone libere, che sanno amare. Nessun legame neanche con Dio, perché Dio non assorbe l’uomo, ma lo potenzia, Dio non lega le persone a sé, ma le rende libere.

Diacono Guido Santoro