Luglio 27, 2024

La missione: campo di lavoro per la Chiesa

XIV Domenica del T.O. anno C (Lc 10, 1-12. 17-20)  

Domenica scorsa, Luca, parlando della salita di Gesù a Gerusalemme, ha evidenziato alcune caratteristiche che il discepolo deve assumere per essere credibile nella sua relazione con il Signore: non si può seguire Cristo solo sull’onda dell’entusiasmo, la chiamata ha una priorità assoluta, anche rispetto agli affetti più cari, e implica una rottura con il passato.

Nel vangelo di questa domenica, Gesù invia “settantadue discepoli in ogni città e in ogni luogo”, indicando alla Chiesa il suo futuro campo di lavoro: la missione, per annunciare la buona e trasfigurante novella del Vangelo, «usque ad consummationem saeculi». Questa missione non è riservata solo ai chiamati speciali, ai cosiddetti “apostoli”, ma a tutti coloro che desiderano andare dietro Gesù. Il numero 72 rappresentava, nell’immaginario collettivo del tempo, tutti i popoli della Terra e indica, simbolicamente, ancora oggi, l’universalità del campo di azione della Chiesa. 

Certo, “la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai”! Però, non dobbiamo scoraggiarci: la messe è di Cristo e noi possiamo pregare con fiducia il Signore affinché non faccia mai mancare persone che lavorino nel suo immenso campo.

Nella seconda parte del Vangelo, Gesù dà delle indicazioni pratiche riguardo allo stile del missionario: 

  • andare a due a due: questo numero rappresenta la comunità, perché è la Chiesa, nel suo insieme, che annuncia la Parola del Signore;
  • fidarsi ciecamente della Provvidenza di Dio, rinunciando ad ogni apparente forma di sicurezza: non sarà necessario portare soldi, bisacce, sandali, che potrebbero addirittura costituire delle inutili zavorre;
  • essere “agnelli”, secondo lo stile di vita del Maestro, e non “lupi”, per annunciare con mitezza e dolcezza il Vangelo, per guarire i malati e confortare i più bisognosi.

Il discepolo, inoltre, deve accontentarsi dell’ospitalità che incontra, prendendo in considerazione anche la possibilità di non essere accolto, e non deve esaltare i suoi successi. Troverà vanto e conforto nella certezza che il suo nome è scritto nei cieli.  

Oggi gli operai della messe siamo noi cristiani, ma il campo di lavoro in cui siamo chiamati ad agire appare davvero impervio e scosceso.

Ci aiuti, pertanto, il padrone della messe ad essere operai credibili del suo Vangelo in un mondo che cambia velocemente e che rischia di allontanarsi sempre di più dal Signore! 

Ci guidi e ci sostenga sempre Maria, la regina degli apostoli, la prima e la più perfetta discepola del Salvatore! 

Non arrendiamoci, non stanchiamoci mai di annunciare, con sempre più trepidante entusiasmo, la Parola salvifica e consolatrice del Signore, nella certezza che Cristo, nostra forza e nostra gioia, rimarrà sempre con noi «fino alla fine dei tempi»!    

Amen

(diacono Carlo Manzione)